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L’ultima perversione dei Dominatori

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L’ultima perversione dei Dominatori

In una Nazione fondata sull’equità’ e la giustizia la Ricchezza prodotta e’ equamente ripartita tra i partecipanti alle produzioni: managers, lavoratori e portatori del Capitale.

 La situazione attuale e’ totalmente pervertita rispetto ad un’ “ideale” organizzazione della società economica.

 Il Potere e’ detenuto dai capitalisti, i quali finanziano lo sviluppo delle produzioni principalmente, se non unicamente, per mezzo dell’incremento dell’input tecnico.

 La tecnologia presenta il pregio-difetto di proporre una “medaglia a due facce”:

  • L’una, permette un migliore e più razionale utilizzo delle materie prime e di ogni altro fattore della produzione così come consente di ottenere output (beni economici) dalle prestazioni tecno-qualitative più elevate e soddisfacenti;
  • L’altra, consente di ridurre sistematicamente la quantità di forza lavoro impiegata, elevandone la produttività ovvero riducendo l’input di fattore per unità di prodotto, ed imponendo un continuo processo di formazione professionale per adeguare le prestazioni dei lavoratori alle nuove esigenze produttive.

Il che aggrava un problema storico mai risolto: quello dell’ “esercito industriale”, ovvero una massa di diseredati che l’economista Karl Marx definiva “proletari”, proprietari della sola prole.

Questa massa umana si fa sempre più ampia nelle società attuali, rappresentando strati sociali vasti e variegati in precedenza esclusi: gli artigiani, i piccoli commercianti, gli imprenditori minori ed, in tempi recenti, i professionisti.

Sì, perché l’Ordine Mondiale vuole trasformare la società in una massa sterminata ed indifferenziata di “persone senza retaggio”, senza proprietà di alcun tipo e dotati di “reddito di cittadinanza”, quando non vengono impiegati come forza lavoro e remunerati, sin troppo spesso, con salari orari al di sotto del livello di sopravvivenza.

Tale perverso scopo e’ agevolato essenzialmente da alcune circostanze in atto, frutto di azioni già da tempo pianificate:

  1. La supremazia del Capitale in Economia; in ragione del quale nella distribuzione del Valore prodotto i capitalisti ne assorbono la quota maggiore, in termini di interessi, profitti e dividendi;
  2. Da ciò, diffuse politiche di bassi salari in relazione al costante incremento dell’input tecnico nelle produzioni condotte, anche sostenute (i bassi salari) dal processo di delocalizzazione produttiva, principale “minaccia economica” per il popolo conseguente al disumano processo di globalizzazione sino ad ora attuato;
  3. La complicità delle banche grandi e piccole, che riducono costantemente lo stock di credito erogato a favore dell’Economia, nella qualità di finanziamento dei consumi e delle produzioni presso le imprese. Gli istituti bancari, in un atto di perversione della loro originaria “missione aziendale”, rincorrono i profitti da speculazione sui mercati finanziari impiegando il risparmio di ignari cittadini detenuto in forma di depositi;
  4. Ne deriva un’alta mortalità di piccole imprese e di micro aziende, essendo negate ad esse le risorse finanziarie necessarie per sostenere la continuazione della propria attività anche in assenza di sviluppo. La conseguenza più immediata e’ l’aumento della disoccupazione e l’ampliamento dell’ “esercito industriale”;
  5. In tale scenario la grande impresa prospera, incrementando i profitti e rafforzando il proprio potere di influenza, ricorrendo le condizioni favorevoli ad un’ulteriore riduzione della paga oraria in ragione della massa di disoccupati sempre più ampia. Il fatto e’ che la grande azienda, proiezione del Capitale in supremazia, e’ indipendente dall’erogazione del credito bancario nel processo d’incetta delle risorse finanziarie necessarie per sostenere il proprio sviluppo: ed in effetti, essa presenta la dimensione utile per attrarre il capitale sui mercati finanziari ufficiali, a basso costo e, qualora necessario, fare ricorso ai prestiti delle banche per la quantità necessaria in virtù del proprio potere d’influenza.

Lo scenario descritto e’ in atto già da qualche decennio e se ne possono osservare le devastanti conseguenze.

 La vera efficacia della politica messa in campo dai dominatori consiste nel fatto dell’aver conseguito l’obiettivo di, per così dire, spezzare, interrompere il canale di collegamento dei nuovi flussi monetari in emissione da parte delle Banche Centrali con una parte consistente dell’Economia reale, ovvero con le famiglie in qualità di consumatori e di produttori poiché promotori dell’attivita’ condotta da piccole imprese e da aziende minori.

Invero gli Istituti di emissione, nell’attuare le proprie decisioni di politica monetaria quanto ad immissione di nuovi biglietti legali nel Sistema, utilizzano prevalentemente se non in maniera esclusiva lo “strumento” delle “operazioni di mercato aperto”, vale a dire l’acquisto e la vendita di Bonds sui mercati finanziari avendo in contropartita le banche commerciali e gli altri intermediari finanziari.

In tal modo i nuovi flussi di liquidità aggiuntiva, necessari e preziosi in un’Economia monetaria e creditizia come quell’attuale per sostenere le produzioni presso le imprese ed i consumi delle famiglie, non pervengono all’Economia reale ma “stazionano” presso le banche, le quali le utilizzano in via prevalente per finanziare operazioni speculative sui mercati finanziari; dal che assunzione di rischi crescenti e maggiori probabilità di disastrosi fallimenti a carico e danno della società economica nel suo complesso anche in connessione al noto fenomeno del “too big to fail” (troppo grandi per fallire).

In verità, tali situazioni del tutto ricorrenti caratterizzano con prevalenza l‘attuale scenario economico nelle principali Nazioni del pianeta, ponendo le condizioni utili per la manifestazione di una tipica “bolla creditizia” : ovvero la crescita irrazionale dei prezzi in quotazione sui mercati ufficiali, totalmente sconnessi dai fondamentali sottostanti, con successivi intensi ed improvvisi “shock”, caratterizzati da forte riduzione dei valori e falcidia del risparmio di ignari privati investitori, producendo un indesiderato processo di redistribuzione (trasferimento) della ricchezza verso il grande capitale in posizione di dominio sui mercati (Si veda l’ampia opera di Robert Schiller).

 In ragione delle cose dette, appare con chiarezza al lettore che risulta totalmente pervertito il principale canale di collegamento della politica monetaria con il settore reale dell’Economia, che assume nelle società moderna una posizione assolutamente centrale: le famiglie e le piccole e medie imprese.

 

Tradizionalmente e dalla trasformazione dell’Economia industriale in monetaria e creditizia, la produzione ed il consumo fondano sull’erogazione del credito da parte delle banche e delle altre categorie di intermediari, secondo l’assioma teorico classico che “una unità di moneta e’ una unità di credito e capitale”.

 L’Ordine Mondiale ha voluto annientare tale realtà del sistema capitalista per distruggere l’ultimo baluardo dell’autonomia dei popoli : la capacità di lavoro e di sagace amministrazione della propria vita economica.

Vale a dire l’abilita’ di condurre iniziative imprenditoriali e di fornire occupazione e sviluppo ad ampi strati della società, in totale “libertà”dal potere centrale e nel rispetto delle leggi nazionali.

I Dominatori desiderano una società caratterizzata da una massa informe ed assai ampia di “diseredati” privi di ogni autonomia, economica-intellettuale-morale-politica, i “nuovi schiavi”, allo scopo di agevolmente perpetuare il proprio potere e di accumulare ricchezza in quote crescenti.

Il fenomeno del “reddito di cittadinanza” e’ un’altro aspetto indesiderabile e deleterio di tale politica devastatrice della società civile ed economica.

E’ l’ultimo abominio delle Gerarchie Dominanti: utilizzare il Potere della Moneta per annientare la società economica, residuo baluardo di autonomia del popolo oppresso.