
Nelle Nazioni moderne il sistema elettorale è in verità truccato, principalmente in ragione della circostanza che la maggioranza dei partiti in concorrenza sono pronti al tradimento dell’elettorato non appena giunti al potere, compromessi come sono con la classe dominante rappresentata dall’1% della popolazione.
Tale processo di regolare negazione delle attese degli elettori è comprovato dai risultati dei sondaggi in tutti i Paesi cosiddetti democratici, che mostrano l’esistenza di ampie discrepanze tra gli auspici dei votanti e le azioni condotte dal Governo.
Da tale situazione risulta il “paradosso dell’elettore”, il quale è indotto a partecipare al voto in ragione di un mal compreso concetto di “virtù civile”, spesso inculcato ad arte da campagne informative distorte.
Ed in effetti, non accade di frequente che il voto individuale sia realmente cruciale per un cambio di rotta sostanziale del regime (Duncan Black 1948 ed Anthony Downs 1957).
Naturalmente, nel tempo si assiste all’erosione anche dell’adesione a tali supposti comportamenti di virtù sociale, denunciata da un assenteismo crescente nella partecipazione al voto.
Tale fenomeno avvantaggia ancor più i dominatori giacché l’esercito dei “parassiti”, ovvero di coloro che vivono alle spalle di chi produce realmente il valore della Nazione, si muove come un gruppo ben “addestrato”, orientando il proprio voto verso questo o quel partito giudicato più prodigo nelle proprie elargizioni clientelari e quindi verso quella parte della classe politica soggiogata ai dominatori.
A tale comportamento si associano una serie di azioni volte ad influenzare l’opinione della restante maggioranza degli elettori, mediante la formazione di una sorta di “illusione” circa la propria capacità di incidere realmente sulle sorti del Paese.
L’abilità nell’arte della menzogna consiste infatti nel tentativo di convincere le masse che gli interessi prevalenti dei dominatori coincidano con le loro aspettative(Frank TH., 2004). E’ così con riferimento a tutte le principali questioni economiche, poiché la battaglia politica si fa principalmente per decidere le sorti della direzione dei flussi di ricchezza nella Nazione.
E dunque, ecco imperare il principio dell’inflation targeting (controllo del livello d’inflazione), grazie alla diffusa convinzione, anche tra gli operatori professionali, che da tale obiettivo discenda un maggiore equilibrio nella distribuzione del reddito, cosa che invece può essere esattamente di segno opposto.
Oppure il cosiddetto “feticcio” del deficit che postula una maggiore efficienza economica del sistema, e quindi più crescita, in presenza di una contrazione della spesa pubblica e di incremento della tassazione, che nella norma si mostra a carico delle classi meno abbienti, con il risultato di accentuare le fasi recessive del ciclo del Valore.
Così come la diffusione del convincimento che la deregolamentazione dei mercati porti a condizioni di reale concorrenzialità e quindi di benessere economico crescente, quando in realtà una delle principali cause dell’aumento delle diseguaglianze va proprio ricercata nel fallimento dei mercati ed in una sostanziale assenza di un’efficace attività regolatrice da parte delle Istituzioni pubbliche.
Gli esempi riportati sono una rappresentazione concreta di come la “propaganda” di regime e la diffusione di un’informazione fallace possa incidere sui contenuti della pubblica opinione ed anche di quella degli “addetti ai lavori”.
Come Socrate ammoniva “… esiste un solo Male, l’ignoranza … ed un solo Bene, la conoscenza …”.
Parte della Letteratura non sembra avere dubbi sul fatto che il “mercato delle idee” sia distorto e non realmente competitivo, situazione comprovata dai sensibili ostacoli per i cittadini ad attingere informazioni complete e veritiere (Bagdikian B.H, 2004; Mcchesney R.W.,2008).
I mezzi d’informazione appaiono sempre più faziosi, sostanzialmente impegnati ad occultare le notizie non gradite alla classe dominante perché non in linea con la propria politica comunicazionale che si pone fini di frode della pubblica opinione e la diffusione di dati e cifre il più delle volte manipolati, con il solo scopo di nascondere la reale situazione del Paese e della politica internazionale alla maggioranza della popolazione (Galbraith J.K.,1952; Della Vigna S.-Kaplan E.,2007; Shiffrin A.,2010).
E’ una tipica situazione connessa al fenomeno conosciuto con il termine di “potere del denaro” giacché le enormi risorse impegnate in tali campagne disinformative, da parte della classe dominante rappresentativa di una quota dell’1% della società, producono dei “ritorni” ben superiori in termini di vantaggi economici (Piven F.F.-Cloward R.A.,1988; 1989; Burnham W.D.,2010).
Ciò non ostante, la Teoria del “mainstream” postula che gli individui abbiano preferenze ben definite ed aspettative e percezioni pienamente razionali, commettendo un chiaro ed evidente errore (Paul Samuelson e William Nordhaus).
Ne sono un esempio le campagne pubblicitarie realizzate con l’impiego di ingenti risorse finanziarie che, se non presentassero una notevole efficace e capacità di risposta in termini di influenza del sistema delle percezioni e dei comportamenti conseguenti degli individui, non sarebbero certamente poste in essere.
L’”economia comportamentale” sostiene al contrario che le scelte del pubblico non siano affatto razionali, ma non per questo non risulta possibile sottoporle ad un’attenta analisi ed operare una classificazioni delle reazioni più tipiche legate al “momento emozionale” ed alle specifiche percezioni personali della realtà (Kahneman D.- Tversky A., 2000).
Tipico è il fenomeno della “finzione di equilibrio”, secondo la quale gli individui selezionerebbero le informazioni trattenendo solo quelle che sono compatibili con le proprie precostituite convinzioni; le altre saranno facilmente escluse e dunque non trattenute nella propria memoria: tale distorsione è detta “errore di conferma” (confirmatory bias)( Rabin M.-Schrag J.,1999; Hoff K.-Stiglitz J.E.,2010). Naturalmente, se si è in grado di effettuare un’analisi corretta della relazione intercorrente tra percezioni (illusioni) e comportamenti sarà possibile influenzare le scelte fondamentali e le idee manifeste negli individui (Ariely D.,2008).
La Teoria chiama “framing” il tentativo di manipolare i comportamenti dei cittadini influenzando il loro sistema di percezioni (frames) (Mitchell O.S.-Mottola G.R.-Utkus S.P.-Yamaguchi T.,2009).
Il risultato di tali attività (frames) è quello di una duplice manipolazione della società:
- da una parte, a fini economici mediante campagne pubblicitarie finalizzate alla formazione di bisogni di consumo effimeri ed illusori, per ciò che attiene alla loro reale capacità di assicurare un adeguato livello qualitativo di benessere;
- dall’altra, a fini politici, per diffondere idee che pongono le condizioni affinché gli orientamenti dell’opinione pubblica coincidano prevalentemente con i fini e gli interessi dei dominatori (Lakoff G.,2004).
Dunque, il framing postula una campagna informativa distorta e finalizzata ad influenzare le percezioni degli individui in modo da alterare la loro capacità di interpretare correttamente la realtà, quale:
- l’illusione che la diseguaglianza non sia poi così accentuata;
- ovvero che la stessa sia legittimata dal sistema meritocratico;
- oppure che l’intervento del Governo in Economia può solo danneggiare il meccanismo della concorrenza perfetta, l’unico capace di assicurare il benessere collettivo;
- o che i salvataggi operati dal Governo a favore delle banche e di altre grandi istituzioni private commerciali siano giusti ed indispensabili, non ostante che derivino dalle conseguenze di atteggiamenti tipici del “moral hazard” (azzardo morale), dal quale origina l’indesiderabile fenomeno della “privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite” (too big to fail), realtà questa sempre presente nel capitalismo di ogni tempo (Robins N.,2006).
Le idee prevalenti, per altro verso definite “pubblica opinione”, non sono dunque il risultato di una libera e perfetta informazione, con la conseguenza che la cosiddetta “battaglia delle idee” non si svolge ad armi pari tra i dominatori ed i dominati.
Pertanto, le società possono restare “bloccate” all’interno di meccanismi tipici della “finzione di equilibrio”, cioè in un sistema di credenze ed opinioni completamente estranee alla realtà, che potranno evolvere verso la “verità” solo se l’informazione diventa simmetrica e veritiera: si determina in tal modo una grande distanza tra “paese reale” e pubblica opinione delle masse.
Vi è un’impostazione teorica che ritiene possibile, anche in tali contesti di rarefazione della “verità”, determinare un punto critico di svolta verso il superamento del “blocco” dovuto alla finzione di equilibrio, per procedere ad un’apertura delle idee verso un processo evolutivo “naturale”, secondo il quale ciascun individuo percepisce il mondo in ragione del proprio modello di convenienza ovvero di tornaconto personale: in altre parole com’è “nel loro interesse di comprenderlo” (Dawkins R.,1982; 2006;2016).
Anche l’istruzione svolge un ruolo essenziale nel plasmare le percezioni degli individui, come per esempio le cognizioni che gli economisti hanno della equità e che si mostrano sensibilmente discoste da quelle degli altri individui, o l‘opinione dei medici e degli operatori sanitari in genere circa l’efficacia della farmacologia rispetto alla medicina cosiddetta “naturale”.
Vi sono esempi in ogni parte del Pianeta che confermano il tentativo continuo degli apparati statali di veicolare il contenuto della formazione verso una percezione del modello sociale e politico che meglio si armonizzi con gli scopi del regime dominante.
La classe dei dominatori si impegna anche nella promozione di attività formative finalizzate alla diffusione di determinate idee negli individui appartenenti a certe classi professionali, com’è il caso degli Stati Uniti dove una certa parte della politica e della dottrina economica cercò di influenzare il percorso formativo dei magistrati e del personale operante in ambito giudiziario, al fine di renderli più sensibili a certe idee tipiche del “neoliberismo” (Miller J.J.,2006).
In una prospettiva antropologica dell’analisi, va detto che la rivoluzione delle idee sarà sempre possibile nelle società di ogni tempo.
Ma si mostra necessaria la presenza tra gli uomini di individui dotati di forte autonomia di pensiero, nel senso che essi non siano passivamente ricettivi delle idee dominanti, vale a dire oggetto di diffusione da parte delle attività di propaganda della stampa di regime e che assumono l’aspetto di un “blocco” ideologico- sociale che condiziona la vita e l’organizzazione delle Nazioni.
L’uomo medio in verità non presenta una sufficiente capacità di autonomo pensiero, per cui fa proprie le idee prevalenti nella pubblica opinione in assenza di ogni capacità di discernimento e di analisi reale.
Al contrario, coloro che tra la massa hanno sviluppato una personale capacità di analisi critica e di consapevolezza ricercano soluzioni migliorative della realtà, attraverso lo studio e l’analisi di ipotesi e modelli anche teorici, che presentano il vantaggio di proporre scenari alternativi all’organizzazione sociale, politica ed economica prevalente.
Tali individui possono “catturare” dal mondo delle idee astratte, e non conosciute dalla maggioranza degli uomini, soluzioni e modelli di vita totalmente difformi e migliorativi rispetto a quelli prevalenti ed imposti dal regime a fini di dominio ed oppressione.
Contro tali individui non vi è un apparato repressivo efficace, poiché il pensiero non può essere ucciso avendo la possibilità di diffondersi nell’”etere” liberamente ed essendo nella disponibilità di ogni mente capace di catturarlo poiché sviluppata fino a quel punto.
E’ chiaro che neppure l’omicidio può sconfiggere tale forma di pacifica rivoluzione, giacché l’idea sopravvive al proprio autore, come la storia del pensiero umano ben testimonia.
Allora, si potrà pervenire ad un punto critico in cui la numerosità degli uomini che fa proprie tali idee assume una sufficiente ampiezza per far prevalere nell’etere la forza di tale flusso di pensiero: quello sarà il momento nel tempo e nello spazio in cui la maggioranza farà proprie quelle idee, ponendo le basi reali per un profondo cambiamento dell’organizzazione sociale.
Il mondo contemporaneo si approssima velocemente verso tale punto critico di svolta.
E’ in tale consapevolezza che i grandi pensatori di ogni tempo hanno trasformato il proprio pensiero in opere letterarie e filosofiche, offrendo un efficace contribuito all’evoluzione ed al progresso dell’umanità.
Ed è in tale ottica che il sottoscritto ha sviluppato tale lavoro ed i precedenti.
Oggi è in corso nelle principali Nazioni del Pianeta un processo di “esautorazione” del cittadino, volto da una parte a rendere sostanzialmente inefficace la sua partecipazione al voto o a porre ostacoli affinché ne venga nei fatti negato l’accesso (Keyssar A.,2000; 2012; Serwer A.,2012), dall’altra a spogliare le Nazioni-Stato della propria sovranità in tema di politiche economiche, di bilancio non che monetarie, com’è certamente nel caso dei Paesi dell’eurozona.
Il risultato è un grave deficit di democrazia assolutamente inaccettabile, poiché le azioni dei Governi sono sottomesse agli interessi dei dominatori, per mezzo del potere dei tecnocrati, piuttosto che alle legittime attese dei cittadini.
In tali scenari, il grande capitale finanziario assume il controllo totale della situazione mondiale, per mezzo del processo di globalizzazione che rende possibile l’attivazione di due leve principali:
- la delocalizzazione delle produzioni, mediante il libero movimento dei capitali e delle merci;
- e del potere politico; un esempio evidente di tale ultimo fenomeno è rappresentato dalla situazione dei Paesi che hanno registrato un forte aumento del proprio debito estero. In tal caso si determina la perdita del “controllo” sul proprio destino economico e sociale, poiché i creditori imporranno i propri interessi nella definizione delle principali politiche del Paese, quali quelle economiche, fiscali e di bilancio, o le politiche regolamentari del lavoro, così come la liberazione del movimento dei capitali e delle merci fino alla libertà di stabilimento per le banche estere, nonché a forzati processi di privatizzazione, succulenti bocconi per il capitale in cerca di più alti rendimenti: il caso della Grecia ne è un chiaro esempio (Peel Q.,2011).
E’ la storia di una vecchia politica di occupazione, adottata sin dai tempi della colonizzazione del XVIII°-XIX° secolo, oggi trasformata in un’azione in apparenza più elegante poiché l’interesse dei creditori viene fortemente perseguito attraverso l’azione di Istituzioni internazionali, quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, ed in alcuni casi la cosiddetta Troika europea, i cui membri non vengono eletti, in un grave deficit di democrazia, aggravato dal fatto che essi sono i rappresentanti di una pericolosa classe di tecnocrati-parassiti totalmente asservita al potere dominante (Ostry J.D.,2010; Rodrik D.,2011).
Il quale a dire il vero trae forza dalle posizioni debitorie dei Paesi poveri per infliggere alle popolazioni locali una maggiore povertà presente e prospettica, sicuri in tal modo di rafforzare e conservare nel tempo il proprio dominio ed una situazione di vantaggio che genera un indebito arricchimento (Hale D.,2003).