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Abstract

Contro la crisi innescata dalla pandemia, l’Europa ha posto in essere una nutrita schiera di interventi per la ripresa. Il Recovery Fund è il programma pluriennale da centinaia di miliardi di euro sul quale, dopo lunghe discussioni, si è trovata una convergenza tra i Paesi del Nord, i cosiddetti “frugali”, che hanno chiesto rigore e quelli del Sud, Italia compresa, che invece hanno chiesto criteri più flessibili. La sintesi raggiunta pone, per l’Italia, una serie di questioni di difficile risoluzione e, comunque, impone un cambiamento di rotta nella gestione delle risorse pubbliche che, a meno di una svolta epocale, sembra attualmente difficilmente realizzabile. Ciò pone a carico dell’attuale Governo un enorme carico di responsabilità, capace di ripercuotersi in modo dirompente sulla sostenibilità del debito pubblico italiano.

PAROLE CHIAVE

Pandemia, Recovery Fund, Recovery and Resilience Facility, UE, Italia, nord/sud, sostenibilità

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Condirettore Consob, Dirigente, Dottore Commercialista, Revisore Contabile e Giornalista Pubblicista. Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche Università Internazionale per la Pace, Delegazione di Roma dell’Università delle Nazioni Unite. Docente in varie Università italiane ed estere. Componente, anche con funzioni di presidente, di Collegi sindacali di società pubbliche e private. Membro di vari Comitati scientifici di Enti e Società Pubbliche e private. Autore di varie pubblicazioni scientifiche e relatore in Italia e all’estero in materia di Economia e Diritto dei mercati finanziari e di impresa.