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Tra Antico e Nuovo Patto. Verso il Cristianesimo

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Tra Antico e Nuovo Patto. Verso il Cristianesimo

Una delle riflessioni che implica sempre discussione e perplessità per la portata delle notizie e lo slancio che molti interpreti hanno posto di fronte a questa questione, è quella inerente la Bibbia, che nella sua espressione raccoglie molti saperi e ambienti storici e geografici.

Per quanto sia difficile farne una sintesi vorrei tentarne una, quanto meno per indurre ad una riflessione sull’argomento e senza dubbio, senza aver la pretesa di offrire risposte definitive.

il primo libro che incontriamo nella Bibbia e’ la Genesi che traccia la creazione e dopo aver fatto un quadro delle origini dell’uomo, affronta la storia di Abramo, Isacco, suo figlio e Giacobbe, detto anche Israele.

Questi tre uomini sono considerati i padri del popolo ebraico.

Giacobbe, Israele,ebbe dodici figli che in una situazione di grave congiuntura si trovarono a dover ricorrere all’aiuto dell’Egitto, dove nel frattempo uno di loro, Giuseppe, era diventato funzionario del Faraone.

I figli di Giacobbe furono Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon, Beniamino, Dan , Neftali, Gad, Ascer, Giuseppe.

Il libro dell’Esodo, il secondo libro potrebbe essere definito “il libro della pace”, perché dopo una grande persecuzione causata dagli egiziani che oppressero gli ebrei, gli israeliti con l’aiuto di Mose’ e l’autorità di Dio, andarono verso la terra promessa e vissero in pace senza il dolore della schiavitù, senza gli oneri e i pesi imposti dagli egiziani.

L’Eterno da’ la pace però vuole le sue regole e cosi il popolo deve sottomettersi alla Legge , al Decalogo, dieci punti fermi, segno dell’amore di Dio per il suo popolo e soggetto della pace, che Dio garantisce al Suo popolo sole se esso rispetterà la Legge.

Israele se vorrà la pace dovrà essere ubbidiente, la pace insomma è una conseguenza dell’ubbidienza, della norma. Il popolo deve varcare il Giordano ed entrare nella Terra Promessa.

E’ evidente che il passaggio debba essere suggellato dal patto, dall’ubbidienza.

La libertà nella nuova terra è un segnale dunque della pace che solo Dio puo’ concedere al suo popolo.Ma il percorso verso la nuova terra è ancora lungo.

Il terzo libro, il Levitico è il libro nel quale emerge la sollecitazione di Mose’ ad un popolo che deve rivolgersi a Dio con un giusto culto fondato sugli olocausti, sui sacrifici e le offerte.

I sacrifici all’Eterno, per ottenere la pace con Lui, debbono essere tutti regolati specificamente.

Aronne e i suoi discendenti vengono consacrati all’Eterno, saranno sacerdoti di generazione in generazione. il sacerdote svolge prioritariamente un ruolo cultuale, è lui che si rivolge direttamente a Dio.

Il libro parla poi delle grandi feste istituite, Pasqua, la ricordanza della salvezza dall’Egitto,la festa delle primizie, la Pentecoste, le Trombe, la festa delle Capanne.

Il libro si conclude con la promessa di pace per chi osserva le regole, ma ammonisce chi non le osserverà.

Alcuni studiosi sostengono che il libro dei Numeri sia il libro “del mancato ingresso”.

Il popolo di Israele vaga nel deserto e non si decide ad entrare nella Terra promessa, su e giu’ da un luogo all’altro, i capi tribu’ offrono sacrifici all’Eterno, celebrano la Pasqua nel deserto, partono verso il Sinai, mormorano contro Mose’, non entrano nelle terra di pace assegnata loro dall’Eterno.

Persino alcuni esploratori di ritorno dalla terra di Canaan, garantiscono la bontà del dono di Dio,nonostante cio’ il popolo rimane incredulo.

Un celebre episodio di questo libro ci racconta che Mose’, affinché il popolo possa guarire, invita a guardare verso un serpente di rame infisso sopra un’asta. I commentatori cristiani interpretano si tratti di una visione cristologica, simbolica della guarigione dai peccati che offrirà il Cristo molti secoli piu’ tardi rispetto a questo momento storico.

Dopo varie infedeltà e tante tappe ecco la pianura di Canaan davanti agli occhi…si entri nel Paese.

Dopo quarant’anni di cammino nel deserto il popolo guidato da Mose’ giunge in riva al Giordano, ecco tutti sono pronti per superarlo ed entrare nella Terra promessa che non avevano raggiunto finora per la loro paura e infedeltà. Mose’ richiama la loro attenzione sulle infedeltà e le indecisioni e li informa che lui non entrerà nel Paese perché cosi ha deciso il Signore.

Il libro del Deuteronomio si sviluppa in queste direzioni. L’autorità assoluta dell’Eterno ha deciso che il condottiero Mose’ non entri. L’ingresso avverrà invece con Giosuè’, uno tra i sopravvissuti alla generazione del passaggio nel deserto. Il popolo viene richiamato anche alle leggi e ai riti cultuali che erano stati appresi in questi quarant’anni.

E’ cosi che si chiude il Pentateuco , la Torà. Il Testamento continua comunque ad informare e formare il popolo di Israele e costituisce un asse portante della nostra cultura indipendentemente dagli orientamenti fideistici.

La visione degli studiosi cristiani integra il Testamento, o Antico Patto, con il Nuovo Testamento e richiama la figura di Cristo centrale, Dio che si fa uomo e si offre in olocausto sulla croce, muore per i peccati del mondo e tutti coloro che credono in Lui hanno la vita eterna.

La sintesi del pensiero potrebbe essere questa- e naturalmente ogni sintesi soprattutto in questo ambito, possiede profondi limiti- tutti gli uomini sono peccatori davanti a Dio e bisognosi del perdono. Il perdono sincero, solo quello sincero, non quello formale, può essere dato da Dio tramite Gesù Cristo, l’Unto che si offre come agnello sacrificale sulla croce.

Gli israeliti  sia nel deserto che nel Tempio che fu costruito a Gerusalemme, per il perdono dei peccati offrivano il dono di una vittima il cui sangue veniva sparso, si trattava di un animale del gregge.

Con l’avvento di Cristo la vittima è Lui stesso, si offre liberamente per donare la salvezza al popolo che crede in Lui, si noti bene, solo a coloro che credono in Lui, cioè che ammettono il loro peccato e ne chiedono remissione per il sangue di Cristo.

Si tratta ,come si può vedere, di una realtà veramente interessante che trasporta tutto cio’ che è storico su un piano fideistico. Una riflessione che dopo duemila anni di vicende umane non smette di stupire e di creare dibattito.

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(Vito) è nato a Udine nel 1953; laureato in Pedagogia nel 1979 a Trieste, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 1977. Docente in Lettere dal 1981 al 2018. Da sempre ha approfondito significativamente la conoscenza dei Testi Sacri cercando di individuare gli elementi che uniscono e accomunano gli individui nel grandioso disegno che caratterizza l' Homo Religious. Ha pubblicato oltre duemila articoli, scritto diversi saggi e collabora con numerose testate giornalistiche, radio e televisioni.