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L’uscita dall’Egitto d’Israele, rappresentazione del processo evolutivo umano.

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L’uscita dall’Egitto d’Israele, rappresentazione del processo evolutivo umano.

L’uomo ha smarrito la retta via.

E’ immerso nella mondanità, impegnato nella battaglia esistenziale, il cui scopo è il possesso di beni materiali e la soddisfazione dei propri desideri e brame.

 Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti noi:

Povertà, privazioni di ogni genere per i deboli, oppressione dei poveri, sfruttamento di sterminate masse di diseredati della propria identità, mentre i potenti godono i vantaggi di una ricchezza spropositata e ben al di là delle reali esigenze di una vita agiata, frutto di un iniquo meccanismo di distribuzione del reddito prodotto quando non rappresenta il risultato del delitto e del crimine.

Lo Stato fondato sul diritto è in totale oblio: ovunque la Legge è amministrata nell’interesse dei pochi e troppo spesso è il frutto della prevaricazione dell’innocente e del giusto anche come semplice risultato di un negativo sentimento del potente di turno, che diviene sovente “odio gratuito”.

Una società senza equità e giustizia è destinata all’autodistruzione.

 Eppure l’uomo ha da sempre ricevuto “assistenza” divina nel proprio cammino evolutivo:

Da tempo immemore la Sapienza Antica si pone lo scopo di “illuminare ” la via di coloro che hanno orecchie per intendere.

In tempi più recenti, la nostra razza Ariana ha anch’essa ricevuto il “Sacro insegnamento” attraverso la rivelazione biblica.

 L’uomo di Dio Mose’ ha assunto su di se un’importante missione:

Condurre verso la Terra promessa il popolo ebraico, Israele, e donare allo stesso i cinque libri costituenti la Torah, la Legge del Signore (la Bibbia), che sancisce il Patto dell’Alleanza con il popolo eletto e con tutte le Nazioni della Terra; sì, con ogni altro popolo, poiché ogni uomo in quanto “creatura di Dio” è chiamato sulla “via del ritorno alla Casa del Padre”.

E’ il rimedio offerto dal Padre Celeste alla “caduta”, conseguente al peccato “adamico” ed alle perversioni da allora caratterizzanti la vita dell’umanità’ intera.  

  1. Il primo aspetto centrale della “chiamata divina” degli israeliti è l‘incontro nel deserto.

“… <Eccoti il segno che ti ho mandato; quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo Monte (il Sinai)> …” (Esodo, 3:12). “Al terzo mese dall’uscita degli israeliti dal paese d’Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono nel deserto del Sinai …. Mose’ Salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal Monte …” (Esodo, 19:1).

Il messaggio è chiaro: noi possiamo ricongiungerci con la nostra Fonte solo nel “silenzio” del cuore e della mente; è necessario silenziare i nostri tumulti interiori, i desideri, le brame, la competizione al fine di prevalere, la volontà di dominio per avidità e per il possesso delle cose materiali.

Ora, se volessimo occupare un po’ del nostro tempo alla lettura dei Sacri Testi, potremmo assumere la consapevolezza di un’aspetto fondamentale della Legge dell’evoluzione umana:

L’uomo dopo aver percorso un lungo cammino, attraverso innumerevoli incarnazioni immerso nelle passioni e nell’amore del contingente e dei beni materiali, improvvisamente si desta dal “torpore dell’Anima”, e con sgomento discerne che il mondo, affrontato e vissuto ponendo “se stesso al centro”, non produce “frutto” duraturo, poiché ogni cosa è intrinsecamente “effimera”.

Tale fase del “risveglio” è dolorosa, poiché l’individuo assume discernimento e consapevolezza della vacuità della Vita materiale, del “vuoto interiore” che ne deriva e del dolore incessante che la caratterizza, ma non ha ancora acquisito la ”ricchezza” della Vita dell’Anima per riempirne l’esistenza.

Si manifesta allora in lui la “sete” del trascendente, del Divino, del “non visibile” ma che egli ora percepisce come reale, il desiderio del contatto con la propria Anima, parte del Dio Creatore ed Eterno.

E’ allora necessario fermarsi, arrestare il proprio cammino, isolare se stesso, silenziare il cuore e la mente dal contesto mondano, per riflettere, analizzare, discernere, “sentire” la pulsazione interna dell’Uomo interiore, sviluppare la capacità di percepire la sua voce “flebile”, quasi un sussurro, che l’Antica Sapienza definisce “la Voce del Silenzio”.

E’ solo in questa fase che possiamo riassumere il contatto con la nostra Fonte originaria e finalmente imprimere alla Vita la giusta direzione sulla “via del ritorno”.

 E’ l’esperienza del popolo israelita all’uscita dall’Egitto.

Esso era immerso nella mondanità, nelle angustie della vita quotidiana, aventi il fine del possesso dei beni necessari alla sopravvivenza ma anche la soddisfazione delle proprie brame e desideri.

Il Padre Celeste, il Signore, è stato Longanime con il Suo popolo, poiché dopo una prima fase di permanenza in quella terra durata centinaia di anni, ha voluto per la Sua gente l’esperienza della schiavitù, dell’oppressione, ancora per lunghi anni, che hanno trasformato la Vita in un calvario colmo di dolori e di privazioni ma soprattutto in un’esistenza priva di “libertà”.

La vicenda ben rappresenta la condizione odierna dell’umanità’, immersa com’e’ nei propri desideri di avidità e lussuria, nel delitto e nel crimine, che null’altro è se non “prigione”, dimentica della Legge naturale iscritta nel cuore di ognuno: “ non fare agli altri ciò che non vuoi per te stesso”.

Ma questa è totale assenza di “liberta” poiché essere Liberi postula l’amore per i propri simili e per l’intero Creato.

 Dunque, Mose’ può ben essere considerato l’inviato di Dio che assunse l’onere e l’impegno con il Padre Celeste, il Signore, di trarre il popolo israelita fuori della terra d’Egitto “ …Ma voi, il Signore vi prese, e vi trasse dalla fornace ove si purga il ferro, dall’Egitto, per farvi il popolo di suo patrimonio…” (Deuteronomio, 4:20).

Queste parole sono Luce per il nostro cuore, poiché lasciano intendere che l’immersione nel peccato e pur anche una fase necessaria sul cammino evolutivo dell’umanità’, per ricondurla alla Casa del Padre colma di Gloria, appunto l’esistenza ripetuta innumerevoli volte nella “…fornace dove si purga il ferro…”.

Gli israeliti nel deserto affrontarono allora una nuova realtà della propria esistenza: abbandonare dietro le proprie spalle la vita delle passioni e dei dolori conseguenti, per incamminarsi sulla via della Redenzione che conduce alla Comunione con il Padre Celeste.

 In verità il popolo eletto è stato tratto in salvo dalla schiavitù non per libera scelta ma per un Atto di Volontà e di Amore di Dio, Padre Onnipotente, il quale come Dio Fedele e Compassionevole si è ricordato della promessa fatta ai Padri Abramo, Isacco e Giacobbe, ai quali non era stato fatto il dono di conoscere il Nome del Signore e i Suoi Attributi:

“…Io Sono il Signore. Io mi mostrai ad Abramo, Isacco e Giacobbe, quale Dio Onnipotente; ma tale, cosa significa il Mio Nome <il Signore> non mi feci conoscere da essi” (Esodo, 6:2-3).

 Con queste parole il Dio d’Israele vuole ricordare agli israeliti i prodigi operati in terra d’Egitto per costringere il Faraone a lasciarli partire, da tutti i fedeli del mondo conosciuti come le dieci piaghe dell’Egitto:Voi stessi avete visto cosa ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquila e vi ho fatti venire fino a me…” (Esodo,19:1).

Ed ancora, “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il Nome del Signore…” (Esodo, 33:19); ….. “… il Signore, il Signore è Dio Clemente e Benigno, e grandemente Benevolo e Verace … conserva la Benevolenza … ai millesimi discendenti, tollera il peccato, la colpa ed il trascorso, senza mandarli impuniti, esigendo conto dei peccati dai padri ai figli, dai nipoti, dai terzi e dai quarti discendenti” (Esodo, 34: 6-7).

            2. Ciò non ostante, il dono della Comunione con il Padre Onnipotente comporta la necessità del rispetto della Regola, della Legge, che avrà successo se sarà sempre il risultato dell’Amore e della “spontanea” adesione, per rendere grazie con tutto il cuore e tutta l’Anima al dono ricevuto.

Senza l’adesione come atto d’amore verso il Padre Celeste, la Legge apparirà come una serie di norme rigide accompagnate dalla maledizione, vale a dire dalla sanzione prevista in caso di trasgressione:

… Ora, se volete ascoltare la Mia voce e custodire la Mia alleanza voi sarete per Me la proprietà tra tutti i popoli, perché Mia è tutta la Terra. Voi sarete per Me un popolo di sacerdoti e una nazione santa” (Esodo, 19:5,6).

L’uomo che nel proprio cammino è arrivato al punto di consapevolezza che la Vita mondana è vacua, priva di reali prospettive ed interesse, è nella propria coscienza “uscito dall’Egitto”, in questo caso per scelta spontanea: s’incammina nel deserto per libera scelta poiché vi è il rifiuto del mondo ma non  conosce ancora la via per giungere alla “Terra Santa”, la connessione totale con la propria Anima, con il Figlio di Dio che è in ognuno di noi.

Ciò non ostante, il Padre Celeste è consapevole della nostra decisione e, dopo aver messo alla prova la scelta fatta, manifesterà la propria Misericordia verso il suo diletto, il figliol prodigo, afferrandolo per mano e conducendolo attraverso il deserto verso la meta agognata.

E’ certo che tale momento “fatale” deve accompagnarsi con la conclusione di un Patto interiore con il Signore, il Padre Celeste: l’impegno alla costante “comunione” con il Suo Amore e la Sua Volontà che comporta la spontanea adesione alla Sua Legge.

 Ed in effetti, tra il popolo e Dio Padre Onnipotente fu stabilito formalmente un patto, sancito dal ricevimento dei dieci comandamenti: “Mose’ scrisse tutte le parole del Signore … incaricò alcuni giovani di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi … per il Signore. Mose’ prese la metà del sangue e la mise in … catini e ne versò l’altra metà sull’Altare … Quindi prese il libro dell’Alleanza e lo lesse al … popolo … e dissero: <Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!> Allora Mose’ prese il sangue e ne asperse il popolo … : <Ecco il sangue dell’Alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole>” (Esodo, 24:4-8).

Il sangue è Vita, dunque il Patto dell’Alleanza con Dio è fondato sulla comunione della nostra Vita con quella del Signore, il Padre Celeste.

 E’ chiaro a colui che è spiritualmente attento che tale Patto sarà operante concretamente nella Vita del popolo, e di ogni altro uomo, se l’adesione è spontanea, frutto di una scelta del cuore:

Amore per il Padre, per le sue prerogative, per la Sua Volontà ed il Suo desiderio; d’altra parte, ognuno di noi sa che amare significa offrire se stesso all’altro in guisa da renderlo gioioso con il proprio comportamento e con le proprie azioni.

La sola adesione formale pone invece le premesse per la “pena”, conseguenza della trasgressione della Regola.

 L’ebreo, e l’uomo sulla “via del ritorno”, hanno offerto la Vita al Signore, il Padre Celeste, e ciò comporta l’impegno di “santificare” la propria esistenza per essere in Comunione con il Nostro Dio:

Poiché Sono Io, il Signore, che vi trassi dalla terra d’Egitto, per essere il Vostro Dio; siate dunque santi poiché Santo Io Sono” (Levitico, 11:45). “… non profanate il Mio Santo Nome …fate in guisa che Io venga riconosciuto Santo in mezzo ai figli d’Israel. Sono Io, il Signore, che vi ho dichiarati santi …. che vi trassi dalla terra d’Egitto, per essere il Vostro Dio, Sono Io, il Signore” (Levitico, 22: 32).

Le parole “…fate in guisa che Io venga riconosciuto Santo in mezzo ai figli d’Israel…” sono Luce per il cuore di ogni fedele: il comportamento di totale e spontanea adesione alla Legge manifesta l‘amore verso se stessi, verso il prossimo e verso Dio padre Onnipotente; dunque, vivendo una vita santa, noi rendiamo testimonianza al Signore, onorandolo e offrendo la nostra vita in sacrificio di lode.

Questo “sacrificio” è per noi il massimo bene, poiché esso è atto spontaneo di amore che ha come risultato la Vera Vita, la Comunione con la Sua Fonte, con l’origine di tutte le cose.

 Osserverete i Miei Statuti, e le Mie Leggi, eseguendo le quali, l’uomo si acquista la Vita. Son Io, il Signore” (Levitico, 18:5).

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e’ laureato in Storia delle religioni all’Universita’di Gerusalemme per poi conseguire un Dottorato di ricerca in Filosofia delle religioni presso la Harvard University di Cambridge. Successivamente si e’ dedicato per lunghi anni allo studio dell’esegesi biblica ed in particolare dei Sacri testi dell’ebraismo e del cristianesimo. Attualmente si occupa di divulgare la conoscenza delle Verita’ contenute nei testi sapienzali antichi, con attivita’ seminariali in ogni parte del mondo anche mediante la pubblicazione di saggi dal contenuto esegetico specialmente dedicati, con lo scopo di diffondere tra le menti piu’ attente dell’umanita’ una nuova sensibilita’ verso la dottrina sapienzale di antica origine